Il Diritto e il rovescio, più che altro...
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PESSIMISMO RAGIONATO

Giuro che, anche se non sembra, l'aneddoto è rigorosamente vero, non manipolato e neppure arricchito da un padre che si accorge che il figlio, come tutti i bambini, fa battute migliori di Woody Allen

Ricordo ancora con affetto, ma anche con un po’ di sgomento, la volta che scoprii che mio figlio aveva in sé un pessimismo cosmico di tale entità e rilevanza che il mio pessimismo minimalista era, in confronto al suo, una carica di buon umore.

La scoperta avvenne l’anno scorso, durante uno dei nostri lunghi discorsi “filosofici” che si tenevano nel tragitto che ogni mattina insieme compivamo per raggiungere la scuola (V elementare), discorsi durante i quali cercavo, quasi di nascosto, di inculcargli tutti i migliori principi che un povero disorientato padre, all’alba di questo confuso millennio, cerca di trasmettere ad un altrettanto disorientato figlio.

Poiché il pargolo mi aveva dato già chiari segni di nutrire una fondamentale sfiducia nei confronti della vita, accompagnata da un forte sentimento di malinconia e rimpianto del passato e poiché ritenevo un simile atteggiamento decisamente pernicioso per il piccolo, data anche la sua giovanissima età (10 anni), avevo iniziato uno di quei lunghi monologhi (che – non so perché – mio figlio si ostina a chiamare prediche) nel quale, con tutta la dialettica di cui ero capace, e con dovizia di esempi, cercavo di dimostrare al fanciullo che nella vita bisogna guardare al futuro sempre con gioiosa fiducia, così come, con animo ottimista e positivo, bisogna proiettarsi verso l’orizzonte del destino senza alcuna paura, per poter gustare con piu’ serenità il succoso frutto del domani.

Il figliolo, forse per sincera convinzione, forse per far cessare l’invereconda tortura che con i miei monologhi gli stavo infliggendo, mi rassicurava dicendomi che, finalmente aveva capito, e che d’ora in poi avrebbe volto il suo sguardo ed il suo pensiero solamente al futuro.

Ingenuamente sollevato, e presuntuosamente convinto di avere posto una pietra miliare nel suo modo di pensare e nel suo modo di affrontare la vita, tiravo un lungo respiro di sollievo e di soddisfazione, quando il pargolo, dopo una trentina di secondi di silenzio, testualmente mi chiedeva: “A proposito di futuro, papà, tu quale tipo di morte preferiresti? ”

In oggi, a distanza di  parecchi anni sono tante e tali le vicende capitatemi, professionali e personali, da convincermi che la volontà dell’ottimismo è una vera fregnaccia.

Le novità, quelle si, per arrivare, arrivano, ma mi sembra che siano tutte orientate contro di noi, quasi che la  vita debba svolgersi all’insegna del “sempre più difficile”.

Ora, non so voi, ma io mi sento come in un circo un bravi pagliaccio – giocoliere, che ha fatto roteare le mazze infuocate, prima seduto, poi in piedi, poi in piedi su una gamba sola, poi in piedi su una gamba sola in equilibrio su una sedia, e prossimamente eseguirò l’esercizio lievitando con la sola forza della disperazione.

Poi, prima o poi, non mi basterà neppure la disperazione, e per condurre il gioco inventerò qualcosa di ancora più difficile, sino a che non riuscirò più a controllare le mazze infuocate, che mi cadranno in testa, bruciandomi gli ultimi sogni rimasti.

Lo so, ero un sostenitore del “pensare positivo”, ma mi sono sbagliato, ma siccome solo gli idioti non cambiano idea, ed io pur essendo sicuramente idiota, amo trasgredire, ho deciso che domani accompagnando mio figlio a scuola, gli chiederò scusa, e nel tragitto mi farò spiegare da lui come vanno le cose nella vita.

 Disma Vittorio Cerruti

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