Il Diritto e il rovescio, più che altro...
Il Diritto e  il  rovescio, più che altro...

lo squalo

Quando dico che il mondo  del diritto in Italia è incredibile, non voglio esprimere un iperbole, ma molto più semplicemente constato una tristissima realtà.

Una dozzina di anni fa (c'era ancora la lira) venne fuori non una norma, ma l'interpretazione di una norma per cui anche le Sentenze del Giudice di Pace sotto i due milioni, che non dovevano assolvere l’imposta del registro, dovevano passare dal relativo  ufficio, per essere sottoposti alla formalità della registrazione, pur non pagando nulla. Risultato: un mese di attesa per un copia autentica della Sentenza, montagne di ore – lavoro di personale e relativi costi impiegati per una attività assolutamente inutile.

Mi venne allora in mente la leggenda dello squalo...

Dirigente ministeriale intento nel suo lavoro

Tra le più truci leggende che un tempo circolavano tra i marinai imbarcati sui velieri, una riguarda l’incredibile voracità dello squalo.

Durante le lunghe e lente giornate di bonaccia, i marinai, per ingannare il tempo ed anche per variare il menù a base di acqua e gallette, spesso si dedicavano alla pesca. Quando veniva catturato uno squalo, dato che le sue carni erano di pessimo sapore, gli uomini, per “punire” l’animale per la sua incommestibilità, con la crudeltà che è purtroppo consueta alla nostra specie, provvedevano a squartare comunque il povero pesce per estrarne stomaco ed intestini: poi il tutto veniva ributtato in mare. Si racconta che una volta ributtato in mare l’animale, morente, negli ultimi spasmi di agonia, addentasse ferocemente e divorasse le sue stesse interiora, con una cieca furia, tra il ribollire di acqua e sangue, e con una violenza che a me, sinceramente, mette il voltastomaco, ma che pareva divertire molto i rudi uomini dell’equipaggio.

In oggi, almeno spero, questo barbaro rito non viene più praticato, ma coloro che eventualmente apprezzassero tali spettacoli -   e sono certamente in molti (basta pensare alla corrida) - lasci stare questi poveri animali, e osservi attentamente l’essere più spaventosamente e ottusamente crudele che sia mai apparso nell’universo: l’ ”homo burocraticus ministerialis”, volgarmente detto funzionario dirigente burocrate.

Parallelamente allo squalo della leggenda, che è talmente vorace e feroce che divora i propri stessi intestini, il burocrate è un essere così ferocemente ottuso e ottusamente feroce che se non riesce ad opprimere ed angariare il povero suddito con sufficiente intensa crudeltà, non esita ad aggredire il suo stesso apparato, che pure lui stesso ha creato e minuziosamente organizzato per infliggere nel modo più efficace i più raffinati tormenti a milioni di innocenti vassalli (mi rifiuto di usare il termine “cittadini” perché improntato a intollerabile ipocrisia).

E così, dopo aver creato quel mostro di iniquità che è la Tassa del registro, in forza della quale dobbiamo pagare allo Stato la giustizia… che ci dà, il Burocrate, accortosi che, evidentemente per un errore del legislatore, le Sentenze sotto i due milioni non ricadevano sotto la mannaia dell’imposta, ha dovuto escogitare l’ennesima crudeltà: se il cittadino non deve pagare, almeno che aspetti, e che comunque paghi, poi, anche in forma indiretta, con un bello spreco di risorse!

E quando l’homo brocraticus ministerialis attacca, con una mole di ottusità da far invidia ad un marmo, se i minerali potessero provare invidia, la furia della sua crudele imbecillità non può essere arrestata.

L’art. 46 L.21/11/91 istitutiva del Giudice di pace espressamente esenta le Sentenze sotto i 2 milioni da ogni “tassa, o diritto di qualsiasi specie e natura”?

E allora ? vorrà dire che non sconteranno l’imposta, ma ciò non vuol dire che siano esentati dalla formalità della registrazione!

E l’art. 10 del D.P.R. 26/04/86 che espressamente prevede l’esenzione dalla formalità della registrazione le Sentenze del Giudice conciliatore, e l’art. 39 della legge istitutiva del Giudice di Pace che espressamente prevede che in tutte le disposizioni di legge in cui vengono usate l’espressione “Giudice Conciliatore” questa debba intendersi sostituita dalla espressione “Giudice di Pace” ?

Non vale. La norma effettivamente c’è, ma il Burocrate ha deciso: incide solamente sulle disposizioni di carattere processuale e ordinamentale, non anche fiscale.

Del tutto irrilevante e trascurabile, poi, il fatto che la legge dica proprio “in tutte le disposizioni di legge”;… se la lingua italiana avesse un senso nella locuzione “in tutte le disposizioni” dovrebbero essere comprese anche quelle di carattere fiscale: ma a fronte della volontà del Burocrate, questo è volgarissimo quanto deprecabile buon senso.

Quale agghiacciante ma affascinante spettacolo vedere l’ottusità che raggiunge le vette più ardite, laddove non osano arrivare neppure le più audaci galline!

E con la stessa sbigottita e angosciata emozione di pochezza che si prova a vedere un grande e indomabile incendio che distrugge una foresta o un edificio, io posso vedere le gigantesche fiamme della stupidità distruggere e bruciare tutto il nostro fragile mondo di sogni, costruiti su deboli idee di razionalità, buon senso, lavoro utile agli altro e rispetto per il prossimo.

Ma la vita è così, e sulle ceneri di tutti quei sogni, dovrò, temo, pagare anche la Tassa di smaltimento rifiuti.

 

Disma Vittorio Cerruti

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