Il Diritto e il rovescio, più che altro...
Il Diritto e  il  rovescio, più che altro...

LA SVOLTA


 

E’ difficile stabilire a priori quanto ti sbagli, quando ti sembra di essere davanti al giorno della svolta, quello che, dopo, la tua vita non sarà più la stessa, quello che, prima che tu lo affronti, ti fa sentire in bocca quel gusto di menta amara, ti stringe lo stomaco, ti accelera il respiro.

Poi, quando il giorno è passato, allora - e solo allora - ti accorgi che non c’era alcuna svolta da affrontare, nessun crinale da cui precipitare, nessuna soglia da varcare, e tutta la tensione che hai accumulato era assolutamente inutile, e forse sei contento così.

Però, se ci pensi bene, tu alla svolta ti eri preparato diligentemente, la tua mente ci aveva ricamato per ore su quell’istante, sulle cose che avresti dovuto dire e su quelle che avresti dovuto fare, perché magari è fatica sprecata, ma, per Dio, non si può vivere la propria vita con il senno di poi! e se c’è un evento che la cambia, c’è quasi il dovere di essere lì e partecipare con la coscienza, mica puoi aspettare il futuro per ricordarlo.

Poi, passa il tempo e arriva l’esperienza, uno dei fenomeni più malvagi e maligni dell’essere delle cose, giacché attraverso essa tu sai come avresti dovuto affrontare una situazione nel preciso ed esatto momento in cui il saperlo non ti serve più a nulla, se non a creare quel rimpianto che i più ostinati ottimisti cercano di mitigare pensando di poter conservare la conoscenza acquisita per la prossima situazione, la quale, puntualmente, sarà diversa dalla precedente, cosicché ti ingannerà e ti farà capire perché certi vecchi sbagliano quanto i giovani, ma con più saccenza.

Talvolta sono tentato di pensare che, in realtà, nella vita non ci sono svolte, non ci sono angoli retti dietro ai quali ti si para improvviso il destino, che ti ghermisce come una luce di flash, che gela la realtà in una improbabile istante di tempo fermo, che non esiste e non è mai esistito.

Ma poi, riflettendoci più attentamente, mi rendo conto che la vita è invece proprio così: quasi mai abbiamo la possibilità di vivere i momenti cruciali, riconoscendoli come tali, anzi, molto, molto raramente, viviamo un evento che orienterà il nostro futuro essendo coscienti della svolta che stiamo compiendo, e forse questa è una delle “durezze” della vita più pesanti da sopportare.

E’ già duro prendersi sulle spalle il peso della coscienza che non ci sono strade sicure e segnate, perché i percorsi che noi disegniamo per il nostro futuro non hanno più importanza di un solco aperto sulla sabbia bagnata, ma diventa quasi intollerabile il sapere che ci tocca viaggiare al buio completo e che le curve e le svolte dei nostri sentieri le vediamo solo in retrospettiva, dopo averle percorse.  

E’ per questo che l’uomo (tutti quanti noi) ha inventato la cultura del rinvio: si rinviano appuntamenti, si rinviano decisioni, si rinviano incontri, nella illusoria speranza che il rinvio aggiunga tempo al nostro tempo, che esorcizzi l’incombenza del destino, che ci dia il tempo di riflettere e, soprattutto, nella falsa aspettativa che il rinvio ci eviti di trovarci impreparati e incoscienti di fronte alle svolte.

E siccome la cosa più bella della nostra professione è che in essa si rispecchiano - e talvolta diventano paradosso - i misteriosi meccanismi dell’esistenza, il rinvio è diventato il perno e l’asse portante dell’intero ordinamento giuridico.

Rinvia l’avvocato che sente il peso di uno studio di avvenimenti ormai così affondati nel passato da aver perso ogni vero significato, illudendosi che il tempo, nel suo scorrere verso l’oblio, riesca a trascinare con sé quella paccottiglia di fatti ormai marciti e consunti.

Rinvia il Giudice, stretto dalla morsa dell’ineluttabile e profonda angoscia che dà il giudicare, nella mai abbandonata speranza che il tempo muti le situazioni e le sbrogli da sé, consumando vite e sentimenti.

Rinvia, infine, il cancelliere, che nel “ripassi domani” vede la propria salvezza nell’aver ricacciato un’incombenza nel misterioso dominio del futuro.

Si rinvia tutti e tutto ad un futuro che ai nostri illusi occhi diventa il tappeto sotto cui nascondere le paure spazzate dal presente.

 

                                                                                             Disma Vittorio Cerruti

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